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domenica 18 novembre 2007

La rivolta non è la rivoluzione

La Casta. Grillo. Anno Zero. Report. La rabbia verso la Rai. Verso il governo. Verso l'opposizione. Verso Roma. Verso gli immigrati. La rabbia scomposta, giustificata. E' la rivolta.
La rivolta può non essere fisicamente violenta. In questi giorni, c'è una rivolta generalizzata contro il potere.
E' solo una rivolta e non una rivoluzione perché è scomposta. Perché non è condotta da un progetto. E' scomposta perché sottende richieste che possono apparire giuste in sé ma non tengono conto delle compatibilità dell'insieme. La rivolta contro le tasse, contro le discariche, contro la corruzione, contro l'incoerenza dei politici, contro l'avidità dei capitalisti, contro la mancanza di lungimiranza dei leader, contro la povertà dei programmi televisivi, contro la malasanità, contro la precarietà, contro il monopolio, contro i commercianti che hanno approfittato dell'euro, contro l'euro... Tutte istanze giustificate. Ma si può pensare di passare da una situazione sbagliata a una giusta senza tener conto della storia? La passione è una componente. L'altra è l'intelligenza.
Il potere resiste facendo il muro di gomma. A chi non vuole cambiare le cose basta non far nulla e aspettare che chi le vuole cambiare si stanchi.
I rivoltosi si stancano, perché non hanno una strategia che li sostenga nel lungo periodo.
La rivolta diventa rivoluzione, anche non violenta, anche storica, quando c'è una progettualità che le dia una strategia.
Credo che la riuscita di un vero progetto di società più decente sia una necessità. Le compatibilità del bilancio pubblico si devono accettare come una priorità. La concorrenza, tanto feconda, va insieme con una certa precarizzazione. L'equilibrio ambientale va insieme con la ricerca di fonti alternative ma anche con la decisione sul trattamento dei rifiuti. Una società consumista non diventa verde con un atto di bacchetta magica. Le regole vanno cambiate, ma anche rispettate. L'evasione fiscale non è il modo giusto di protestare contro l'eccesso di tasse.
La strategia parte dalla consapevolezza che ci stiamo trasformando. Lasciamo l'epoca industriale ed entriamo nell'epoca della conoscenza. E' ovvio che siamo disorientati. E' necessario imparare. Pensare.

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